Cinecittà, scopri i segreti della Settima Arte
Il movie walk a Cinecittà rappresenta una tappa obbligata per tutti gli amanti del cinema e del suo mito. E’ un viaggio alla scoperta dei luoghi dove si forgiano i sogni, dove la magia si mescola col duro lavoro dei tecnici e degli sceneggiatori, delle manovalanze come dei grandi creatori: un’esperienza coinvolgente e formativa che porta fuori dal tempo, per entrare a tutti gli effetti nella macchina produttiva della Settima Arte.
Inaugurata nel 1937, Cinecittà conta circa tremila film al suo attivo, tra cui novanta quelli che hanno ottenuto una candidatura all’Oscar e ben quarantasette si sono rivelati vincitori di premi Oscar. Tanti sono gli uomini che hanno fatto il mito di questo luogo come Visconti, Fellini, Pasolini, Scorsese, Coppola … tanti diversi modi di fare cinema, un unico luogo dove far nascere la propria poesia per immagini!
L’intera struttura occupa circa 40 ettari e offre 22 teatri di posa che sono caratterizzati da svariate dimensioni fino ad arrivare al più grande d’Europa, il Teatro 5, tanto caro al regista Federico Fellini.
Il primo percorso consigliato è Perché Cinecittà dove è possibile apprendere la storia della cittadella del cinema fin dalla sua nascita in epoca fascista.
Qui troviamo immagini e filmati che si susseguono dando ritmo e dinamicità alla visita. Un’intera sala è dedicata al grande maestro Federico Fellini dove tutto ricorda il suo talento e la sua arte. Molto suggestivo è l’ambiente scenografico che riprende l’architettura del Colosseo Quadrato, l’edificio simbolo del quartiere Eur che fa da sfondo ad alcuni film del regista e ci ricorda l’onirico giro di Anita Ekberg in Viale della Civiltà del Lavoro nel film Le tentazioni del dottor Antonio (1962).
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Girando a Cinecittà è la seconda mostra del percorso, un viaggio attraverso 70 anni di storia del cinema negli Studios dal 1937 al 1989, raccontato attraverso video che rendono omaggio ai famosi interpreti dell’epoca e alle pellicole più celebri.
Appena entrati si è subito catturati da un’atmosfera suggestiva: sequenze di fotogrammi ci ricordano film storici degli anni ’40 come L’assedio dell’Alcazar (1940) e La corona di ferro (1941) per poi cedere il passo alle proiezioni del periodo neorealista come Ladri di Biciclette (1948), Miracolo a Milano (1951) e Umberto D. (1952) tutti diretti dal maestro Vittorio De Sica che è stato tra i più grandi registi di questo filone cinematografico assieme a Luchino Visconti e Roberto Rossellini.
La presenza di una Vespa bianca faro basso ci introduce nella sala dedicata alla Roma di Vacanze Romane (1953), il film cult diretto da William Wyler con protagonisti Gregory Peck e Audrey Hepburn, la giovane attrice americana che vincerà l’Oscar e diventerà un’ icona di stile ed eleganza.
Siamo negli anni ’50, è il momento della ripresa economica e la Capitale vive un momento di rinascita. Grazie ai minori costi di produzione le case cinematografiche americane investono nella Hollywood sul Tevere che diventa una vera industria del cinema, riconosciuta e apprezzata in tutto il mondo. Roma conosce il fenomeno del divismo americano e accoglie le star internazionali che amano soggiornare nella Città eterna.
Il pubblico vuole ricrearsi con temi meno drammatici e crudi, nasce così un neorealismo popolare più leggero e divertente, ricco di sentimento e di speranza, anche detto ‘rosa’ poiché le donne protagoniste sono le bellezze italiane per la maggior parte di origine popolare e digiune di recitazione, quasi tutte uscite dal concorso di Miss Italia, come Lucia Bosè, Gina Lollobrigida, Sophia Loren, Silvana Pampanini, Silvana Mangano. Molte foto esposte in questo ambiente ritraggono queste giovani attrici che negli anni successivi sarebbero diventate le grandi dive del cinema italiano.
Tra i registi più celebri di questo filone cinematografico ricordiamo Luigi Comencini con Pane amore e fantasia (1953) e Pane amore e gelosia (1954), una serie di fortunata di pellicole che proseguirà con Pane amore e… (1955) diretto questa volta da Dino Risi, con il quale si entra in pieno nella nuova stagione cinematografica di cui la commedia ne sarà la massima espressione.
Le grandi immagini dedicate ai personaggi interpretati da Totò come O’ Pazzariello, protagonista del film L’oro di Napoli (1954) del quale troviamo esposto anche il costume di scena, ci ricorda il talento di questo maestro della comicità che all’inizio della sua carriera fece da spalla al grande Peppino De Filippo nel popolare filone di Totò e Peppino.
In altre immagini possiamo scorgere i famosi attori che sono stati i protagonisti più talentuosi della commedia all’italiana, dai romani Aldo Fabrizi, che interpretava personaggi umili e borbottanti ad Alberto Sordi che amava ritrarre l’uomo imperfetto e mediocre, a Nino Manfredi, Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman. Attraverso battute e gesti simbolici ricordati nel tempo, ognuno di essi ha saputo incarnare magistralmente vizi e virtù degli italiani al tempo del boom economico.
Il percorso prosegue attraverso nuovi ambienti tematici. Alcune scenografie sono ispirate ai vari generi cinematografici nati nei diversi decenni come il peplum ovvero il genere storico-mitologico di Ben Hur (1959) di William Wyler o Quo Vadis? (1951) diretto da Mervyn LeRoy e il genere Western all’italiana di C’era una volta il West (1968) diretto da Sergio Leone.